31/08/17 BIBLIOTECA MALATESTIANA: DIREZIONE, PROGETTO E SERVIZI CULTURALI

Da qualche tempo in città si è rianimato il confronto su alcuni punti critici irrisolti per gli istituti culturali cittadini. Su questi temi CSN è sempre stata molto attiva sia negli incontri pubblici che in consiglio comunale, in occasione della delibera generale sulla cultura 2014 o della convenzione con la Cineteca del 2015, svolgendo, spesso in solitaria in consiglio, una intensa attività di critica e proposta. A oggi, ribadiamo la necessità primaria di applicare, ai servizi culturali, criteri di progettazione e valutazione dei risultati propri del settore, che si richiamino a standard nazionali e internazionali. Questo aiuterebbe realmente ad uscire dall’autoreferenzialità di cui spesso l’assessore Castorri ha parlato.

 Nel caso della Biblioteca Malatestiana, a tre anni dalla inaugurazione e in vista della realizzazione del terzo lotto, che stravolgerà di nuovo anche la Biblioteca Ragazzi A. Bettini, i cittadini dovrebbero essere informati del progetto  complessivo sia come layout – mappa delle funzioni e delle collezioni- che come tempi di gestione delle operazioni, per uscire dalla sensazione che si navighi a vista senza un progetto culturale e un cronoprogramma condiviso coi cittadini. Ancora non è disponibile, ad esempio, la Carta del Servizi, sorta di “contratto” tra biblioteca e utenti, dove vengono illustrati i servizi forniti e gli standard di qualità con cui ci si impegna a fornirli (http://www.classense.ra.it/workO/pb/pb-192-file-CartaServizi.pdf).

Questo dovrebbe rientrare tra gli obiettivi dii un direttore, accanto alla definizione delle strategie generali della biblioteca, alla redazione della carta delle collezioni e del piano di acquisizioni ed altro.  Il dirigente del settore Cultura, in carica anche della Malatestiana (la dottoressa Bovero), coadiuvata per la parte Antica e Moderna dai referenti per sezione, si occupa dell’intero settore culturale del Comune di Cesena con ammirevole versatilità e ubiquità, ma il suo contratto a termine è legato al mandato del sindaco Lucchi; seguendo anche Turismo e Musei, non si occupa a tempo pieno della Malatestiana (che ha anche un referente specifico per la parte Antica ed uno per la parte Moderna). Questo la dice lunga sulla scarsità degli investimenti, sia finanziari che di risorse umane, della Giunta Cesenate per la cultura e conferma quanto temuto nel 2014, ovvero che l’unificazione di Malatestiana, turismo, musei, cinema sotto un unico ombrello, per quanto prestigioso, sarebbe andato a discapito dei singoli settori e della biblioteca in primis.

31 agosto 2017,  Movimento Cesena SìAmo Noi

24/07/17 – QUARTIERI E PARTECIPAZIONE, LIMITI DEL NUOVO SISTEMA E REPLICA AL PD

Per “CesenaSiamoNoi” è necessario intervenire decisamente in merito alle dichiarazioni del capogruppo PD Davide Ceccaroni sulla scelta fatta da alcuni gruppi di rimanere fuori dalle nomine dei consigli di quartiere. Dal 2015 il nuovo regolamento dei quartieri, voluto dall’ Amministrazione,  non prevede più la scelta tramite elezione diretta tra i cittadini del quartiere ed i loro candidati, ma la nomina da parte dei gruppi consiliari da una lista di autocandidature, con numero di posti assegnato in base ai risultati delle elezioni amministrative.  Il nuovo regolamento è stato votato favorevolmente sia dal PD che da Libera Cesena, che pure in seguito ha sollevato molti dubbi sulla sua reale efficacia.

Il nuovo regolamento priva di fatto i consiglieri di quartiere del loro mandato popolare, legandoli ad uno specifico gruppo consiliare e riducendo la loro autonomia e priva il cittadino della possibilità di scegliere i propri rappresentanti territoriali. Nei fatti il sistema delle autocandidature ha trovato un riscontro debolissimo e insufficiente: sono arrivate in tutto 250 autocandidature, di cui solo 80 corredate da un curriculum, per 12 quartieri, insufficienti a coprire l’organico dei Consigli e la necessaria riserva prevista e senza chiari criteri di scelta per i consiglieri.

Il Pd ha mascherato questa modifica del regolamento come necessaria, dovuta a Leggi e spending review, ma questo non trova conferma nelle realtà a noi vicine più piccole in cui, le cui amministrazioni hanno saputo trovare sistemi efficaci per mantenere il necessario sistema elettivo dal basso per i consigli di quartiere, senza gravare sulle casse pubbliche.  Si è trattato di una modifica che non poteva essere avallata da una lista civica come  “CesenaSiamoNoi”, che ha la partecipazione dal basso come  principio fondante e obiettivo di molte iniziative concrete. Questo ha portato alla difficile, ma inevitabile decisione di non nominare i consiglieri di quartiere a cui avremmo avuto diritto.

A due anni dallavvio e nonostante limpegno personale dei consiglieri di quartiere, il sistema rivela tutti i propri limiti: emergono in una mozione, cui hanno lavorato gli stessi consigli di quartiere e in cui si chiede, di fatto, sia un maggior ascolto da parte dell’Amministrazione stessa, che spesso preferisce il ricorso a strumenti non regolati né trasparenti come Carta Bianca, senza alcun coordinamento con i consigli di quartiere, sia l’esigenza di un miglioramento del sistema relazionale con i cittadini, che continuano a rivolgersi poco ai quartieri.

I cittadini certamente non vengono coinvolti da un sistema che non hanno scelto, che riceve validazione unicamente da gruppi politici e che spesso è l’amministrazione stessa a delegittimare. Emblematico è il caso Borello, in cui la mancata risposta alle richieste di chiarimenti del Quartiere sulle voci di apertura del centro di accoglienza ha favorito l’aggravarsi di una questione delicata e sminuito il ruolo del Quartiere.

La mozione non osa chiedere una revisione del sistema di nomina attuale ed è stata presentata in Consiglio senza essere approfondita in commissione da tutti i gruppi consiliari, forse temendo ulteriori approfondimenti delle criticità, salvo poi attaccare strumentalmente sui giornali chi è critico nei confronti di questo sistema.

“CesenaSiamoNoi” continua ad essere favorevole al ripristino del precedente sistema elettivo per far partire una valorizzazione necessaria delle funzioni del quartiere: la partecipazione si riattiva a partire dai cittadini, in maniera trasparente e libera da qualsiasi opportunità partitica e manipolazione.

Movimento Cesena SìAmo Noi

24 luglio 2017

 

Vicenda “I Gessi”: un pasticcio ereditato e mal gestito

Nel 2001 il Comune di Cesena bandisce una gara pubblica, vinta dalla società “Al Monte” col progetto di un ristorante (“I Gessi”) e la realizzazione di una veranda per la sala da pranzo.

Nel 2009 si scopre la mancanza del certificato di agibilità definitiva richiesto al Comune e la scadenza dell’autorizzazione temporanea per la veranda, di cui il Comune obbliga la demolizione, effettuata dalla stessa società, che si trova costretta a chiudere e nel 2012 fa ricorso al TAR, chiedendo la nullità del contratto e il risarcimento danni.
Nel 2013 il Tribunale di Forlì definisce nullo il contratto di concessione, violate le norme urbanistiche e condanna l’amministrazione al risarcimento danni per essere “venuta meno all’obbligo di comportarsi secondo buona fede”.
In questi giorni, nonostante i vari ricorsi presentati dal comune, la Corte di Cassazione ha stabilito che il Comune di Cesena dovrà pagare.

Tanti sono gli aspetti da chiarire, perciò in occasione del prossimo consiglio comunale presenteremo un’interpellanza rivolta direttamente al sindaco Paolo Lucchi.
In particolare la Giunta deve esplicitare alla città contro quali persone fisiche intende rivalersi legalmente e con quali motivazioni e perchè non l abbia fatto già prima evitando così alla cittadinanza pagante l’attesa di altri anni per la definizione di questo ulteriore contenzioso legale, quanti sono stati i tentativi di conciliazione tra le parti e quali sono state le proposte di conciliazione che i gestori hanno definito in una recente intervista a mezzo stampa come “assurde e inaccettabili”.
In conclusione, ad oggi il Comune di Cesena si trova a dover far fonte ad un importo milionario (la richiesta supera i 4 milioni di euro e verrà definita entro Ottobre) che graverà sulle casse comunali, oltre ad un immobile di proprietà comunale in disuso da anni e in grave stato di degrado.
Speriamo che il sindaco fornisca gli elementi necessari per chiarire ulteriormente le responsabilità di una vicenda che ad oggi rischia di compromettere gravemente le casse comunali e la credibilità della Giunta che le amministra.