Dal momento in cui la città di Cesena ha visto irrompere sulla scena politica, come fulmine a ciel sereno, la proposta di costruzione di un nuovo ospedale, è tutto un parlare di sanità. Ma così come è sempre stato, vista la storica riluttanza dei pubblici decisori ad esplicitare le questioni attinenti la qualità dei servizi, i disagi e le difficoltà che i cittadini incontrano ed ancor più ad ammetterne l’esistenza, di questi aspetti meno entusiasmanti, proprio non se ne parla.
Che se poi qualche lamentazione balza sulle cronache dei giornali, ecco levarsi in coro i responsabili di turno con dichiarazioni di circostanza che ne fanno come si suol dire un “caso isolato”. Come se nulla ci fosse mai da eccepire sul funzionamento del nostro sistema sanitario. Ed anche oggi nelle ormai quotidiane esternazioni sulla sanità, tutto il fervore dei nostri amministratori è teso a dimostrare, con la costruzione di un nuovo ospedale, l’esclusiva volontà di tenere alta la tanto inneggiata eccellenza della sanità locale e possibilmente di elevarla ancor di più, tanto da attrarre pazienti da altri territori, collocandosi in quella che è ormai diventata una gara di import/export tra i diversi poli ospedalieri. Poco importa il fatto che trattandosi di sofferenza e di malattia, la cosa possa destare qualche dubbio.
L’importante è “adottare scelte strategiche per il futuro della città”. Delle questioni che quotidianamente interessano i cittadini, tanto per cambiare, non se ne parla proprio. Non si parla, e men che meno si agisce di conseguenza per sanare i disagi che sopportano i cittadini meno abbienti, quelli per intenderci che non hanno i mezzi per ricorrere all’assistenza privata, alle prestazioni intramoenia, che sempre di più, per forza di cose, stanno diventando di prima scelta. Sanità come accesso di lusso, secondo le parole di Tonino Aceti, del Tribunale dei Diritti del Malato, ma anche altissimi costi per l’assistenza residenziale per anziani e disabili, carenze dell’assistenza domiciliare, cronici problemi di affollamento dei pronto soccorsi, oltre alla lentissima, quasi nulla implementazione dei servizi di prossimità territoriale. Sono problematiche che gravano sui cittadini-pazienti e sui loro famigliari, a cui per mancanza di risorse non si è mai data risposta. Per non parlare dei tempi di attesa per una visita specialistica o esame diagnostico, che in contrasto con le trionfali dichiarazioni del presidente della regione Emilia Romagna, Bonaccini, non sono affatto “abbattute”.
Basti riportare che, in barba alle disposizioni di legge (Piano d di governo delle liste di attesa n°274 del 23/11/2010), che fissa in trenta giorni il tempo massimo per le visite specialistiche, nel nostro distretto a titolo di esempio, il primo posto disponibile per una visita oculistica col servizio sanitario è a San Piero in Bagno il 30 marzo, ed il 26 aprile presso l’ex Saub di corso Cavour (presso l’Ospedale Bufalini, a data da destinarsi). Ma quello che stupisce di più è constatare che tale prestazione, nel sistema di monitoraggio che la Regione Emilia Romagna ha introdotto per le liste di attesa, relativamente all’AUSL Cesena, nella settimana di riferimento 16/22 gennaio 2017, viene riportata pienamente all’interno degli standard di legge. Se venisse dimostrato che anche questo sistema di controllo accessibile ai cittadini è, diciamo così, inaffidabile, un altro tassello del castello delle certezze che nel tempo ci è stato ammannito sull’eccellenza del nostro sistema sanitario verrebbe meno. Come può il cittadino mantenere ancora un rapporto di fiducia con le proprie istituzioni?
Forse che a tutto questo potrà porre rimedio uno sfavillante, superaccessoriato nuovo ospedale all’avanguardia?E come potrà conciliarsi, in tempi di tagli lineari alla sanità, l’enorme spesa necessaria per edificare un nuovo nosocomio, spesa che, checché se ne dica circa la provenienza dei fondi (regionali o no), è sempre a carico della collettività. Dunque ospedali sempre più grandi, ma sempre meno posti letto, attrezzature all’avanguardia, alta tecnologia e sempre maggiore difficoltà di accesso alle prestazioni. E di conseguenza una sempre più marcata discriminazione tra le persone. E’ questo che dobbiamo aspettarci dal futuro della nostra sanità?
Cesena,22gennaio2017